2/2018

A cura di

Francesca Cortinovis (Lecco), Giulia Genoni (Novara), Pietro Lazzeroni (Reggio Emilia)

 

Kilberg MJ, Rasooly IR, LaFranchi SH, et al. Newborn Screening in the US May Miss Mild Persistent Hypothyroidism. J Pediatr. 2018 Jan;192:204-208.

 

L’articolo si inserisce all’interno del dibattito sulle metodiche di screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito e sul cut-off più corretto che bilanci la possibilità di diagnosticare forme mild di ipotiroidismo con il rapporto costo-beneficio derivante dall’aumento del tasso di richiamo. In Italia abbiamo assistito ad una progressiva riduzione del cut-off di TSH per il richiamo, negli USA vi è ancora una importante disomogeneità sia nelle modalità di esecuzione dello screening (in termini di tempistica di esecuzione e di tipologia di analisi, TSH, TSH-t4 combinati o T4), sia nel cut-off per il richiamo. L’articolo prende pertanto in esame tutte le modalità di screening dei vari Stati e identifica come problema principale la mancata correlazione con l’età di esecuzione, ovvero i cut-off identificati per lo screening entro le 72 ore (già elevati) non vengono modificati in caso di esecuzione in età più tardiva. Ciò causa secondo gli Autori la mancata identificazione di forme lievi di ipotiroidismo persistente.

 

Kim YM, Seo GH, Kim YM, et al. Broad clinical spectrum and diverse outcomes of prolactinoma with pediatric onset: medication-resistant and recurrent cases. Endocr J. 2017 Dec 27. doi: 10.1507/endocrj.EJ17-0268. [Epub ahead of print]

 

L’articolo, seppure con il limite di una casistica ridotta, analizza l’outcome del prolattinoma in età pediatrica individuando in particolare i fattori di rischio per la ricorrenza e la mancata risposta alla terapia medica. Viene riportata la presentazione clinica sottolineando come nel sesso femminile prevalgano l’oligo/amenorrea e la galattorrea associate a microadenomi, mentre nel sesso maschile prevalgano i segni neurologici, quali cefalea e disturbi visivi, associati a macroadenomi. I fattori di rischio per una mancata risposta alla terapia medica risultano essere il sesso maschile, l’età alla diagnosi, l’istologia (atipie cellulari e sovra-espressione di ki-67).

 

 

Genoni G, Menegon V, Secco GG, et al. Insulin resistance, serum uric acid and metabolic syndrome are linked to cardiovascular dysfunction in pediatric obesity. Int J Cardiol. 2017 Dec 15;249:366-371. doi: 10.1016/j.ijcard.2017.09.031.

 

Obiettivi di questo studio del nostro gruppo sono stati: a) valutare la presenza di alterazioni cardiovascolari in 80 bambini e adolescenti obesi (età media 11.2 ± 2.7 anni, BMI z-score 2.32 ± 0.51) rispetto a una popolazione di 20 controlli normopeso (età media 10.9 ± 2.5 anni, BMI z-score -0.76 ± 0.98) e b) indagare la possibile associazione di tali alterazioni con la presenza di insulinoresistenza, i livelli sierici di acido urico e la sindrome metabolica (MetS).

I soggetti obesi presentano maggiori dimensioni atriali e ventricolari sinistre, massa ventricolare sinistra e uno spessore intima-media dell’arteria carotide significativamente più elevato rispetto ai controlli. Nell’intera popolazione, il BMI z-score, la circonferenza vita, l’acido urico e l’insulinoresistenza a digiuno correlano positivamente con le dimensioni e la massa del cuore sinistro. Tra i soggetti obesi, quelli con MetS secondo la classificazione NCEP ATPIII (46.3%) presentano maggiori diametro atriale sinistro, area e volume ventricolari sinistri rispetto ai soggetti obesi senza MetS. Il diametro dell’atrio sinistro e le dimensioni e la massa del ventricolo sinistro sono significativamente dipendenti dal numero di criteri per MetS. La MetS, i livelli sierici di acido urico e l’insulinoresistenza sono predittori delle dimensioni del cuore sinistro nei bambini obesi.

Questo studio evidenzia la presenza di marcate alterazioni cardiovascolari nei soggetti obesi, sin dall’età pediatrica. Inoltre, sottolinea l’influenza della MetS sui parametri cardiovascolari, suggerendo l’importanza di una sua precoce valutazione e dell’istituzione di strategie terapeutiche aggressive, al fine di prevenire successive disfunzioni cardiache. Infine, i livelli sierici di acido urico potrebbero rappresentare un marcatore precoce di disfunzione cardiovascolare e tale dosaggio dovrebbe essere implementato per poter stratificare il rischio in bambini e adolescenti obesi.

 

 

Hao W, Wookwyk A, Beam C, et al. Assessment of β Cell Mass and Function by AIRmax and Intravenous Glucose in High-Risk Subjects for Type 1 Diabetes. J Clin Endocrinol Metab 2017 Dec 1;102(12):4428-4434.

 

Obiettivi di questo studio sono stati valutare la risposta insulinica all’arginina all’iperglicemia (AIRmax), come indicatore di massa b cellulare e la funzionalità b cellulare mediante il test di tolleranza endovenosa al glucosio (IVGTT) in un gruppo di 40 pazienti non diabetici, parenti di soggetti affetti da diabete mellito di tipo 1 (T1D), con 0 o 1 anticorpo positivo (basso rischio, n=21) o 2 o più anticorpi positivi (altro rischio, n=19).

La AIRmax è riproducibile, ben tollerata e correla con la prima fase di risposta insulinica (FPIR) all’IVGTT. I soggetti ad alto rischio presentano una maggior alterazione nella funzionalità b cellulare rispetto ai soggetti a basso rischio. Esiste un’elevata eterogeneità nella risposta insulinica alla AIRmax nei soggetti con bassa FPIR.

Gli autori concludono che l’elevata variabilità nella risposta secretoria insulinica, valutata tramite la AIRmax, suggerisce la presenza di eterogeneità nella patogenesi della malattia. La buona tolleranza e riproducibilità di questo test lo rende utile per valutare la risposta terapeutica nell’ambito di trials clinici.

 

 

Mooij CF, Pourier MS, Weijers G, et al. Cardiac function in paediatric patients with congenital adrenal hyperplasia due to 21 hydroxylase deficiency. Clin Endocrinol (Oxf). 2017 Dec 11. doi: 10.1111/cen.13529. [Epub ahead of print]

 

Lo scopo di questo lavoro è quello di valutare la presenza di alterazioni della funzionalità cardiaca nei pazienti con sindrome adrenogenitale (CAH) secondaria a deficit di 21 idrossilasi.

Gli autori hanno indagato 27 pazienti affetti da CAH di età compresa tra 8 e 16 anni mediante ECG, ecocardiografia convenzionale, 2D strain rate imaging miocardico (indice legato alla performance miocardica) e Doppler tessutale miocardico. I dati ottenuti sono stati confrontati con una popolazione controllo sana di pari età e genere.

Seppure in assenza di segni di ipertrofia ventricolare sinistra o cardiopatia dilatativa, gli autori hanno evidenziato la presenza di segni di lieve disfunzione ventricolare diastolica nei pazienti con CAH. I pazienti con CAH presentavano infatti un tempo di rilasciamento ventricolare isovolumetrico significativamente inferiore rispetto ai controlli. 

Il lavoro, ben condotto dal punto di vista metodologico, sottolinea l’importanza di un adeguato follow-up e della necessità di correggere precocemente i fattori di rischio cardiovascolare nei pazienti affetti da sindrome adrenogenitale.

 

 

Albrecht A, Penger T, Marx M, et al. Short-term adverse effects of testosterone used for priming in prepubertal boys before growth hormone stimulation test. J Pediatr Endocrinol Metab. 2017 Dec 4. pii: /j/jpem.ahead-of-print/jpem-2017-0280/jpem-2017-0280.xml. doi: 10.1515/jpem-2017-0280. [Epub ahead of print]

 

Il priming con steroidi sessuali dei test da stimolo per la valutazione della secrezione dell’ormone della crescita nei pazienti prepuberi è una tematica dibattuta. In particolare, oltre che sull’indicazione al priming, vi sono controversie relative alla molecola da utilizzare, al dosaggio, al timing di somministrazione del farmaco ed alla fascia di età dei soggetti da trattare. Sono scarsi tuttavia in letteratura i dati relativi alla safety del priming.  Il lavoro del gruppo di Albrecht si pone l’obiettivo di valutare la sicurezza di tale procedura.

Sono stati valutati 188 pazienti sottoposti a priming con testosterone enantato somministrato 7 giorni prima del test da stimolo; la molecola è stata utilizzata a diversi dosaggi (n=136: 50 mg; n=51: 125 mg, n=1: 250 mg).

I dati dello studio mostrano un tasso complessivo di effetti avversi pari al 2,7% (5 pazienti in totale).

Gli effetti avversi riportati sono stati il priapismo ed il dolore testicolare. In 2 pazienti il priapismo si è presentato in forma severa ed ha richiesto una decompressione chirurgica dei corpi cavernosi.

Non è stata messa in evidenza alcuna correlazione tra gli effetti avversi e la dose di testosterone utilizzata. Inoltre, non è stata riscontrata una differenza significativa tra la concentrazione sierica di testosterone misurata il giorno del test nei pazienti che hanno mostrato gli effetti avversi rispetto agli altri.

Si tratta del primo lavoro che prende in considerazione i possibili effetti avversi del priming con steroidi nella diagnostica del deficit di ormone della crescita.

Gli autori sottolineano come il tasso di effetti avversi sia stato nel complesso basso. E' necessario tuttavia tenere in considerazione anche della sicurezza di tale procedura nel dibattito relativo all'utilizzo del priming.