Diagnostica differenziale del diabete mellito in età pediatrica

La diagnostica differenziale del diabete mellito in età pediatrica vede la comparsa di nuove forme di disglicemia differenti dal tipo 1, autoimmune, ma caratterizzate da una ereditarietà molto maggiore e con fenotipi clinici talora complessi e sovrapponibili. Se da un lato i criteri diagnostici "ristretti" hanno permesso di meglio identificare le varie forme di MODY, una ricerca più estesa delle mutazioni, senza tenere conto di tutti quanti i criteri diagnostici permette di identificare nuovi pazienti. 

Come presentato dal Dott. Giuseppe D’Annunzio (Clinica Pediatrica, Ospedale Gaslini, Genova), sinora sono state identificate 13 forme di diabete monogenico autosomico dominante (maturity onset diabetes of the young – MODY). La forma nota come MODY 2, correlata a mutazioni del gene GCK, rientra tra le forme “mild” (si associa a modesto grado di iperglicemia a digiuno, non richiede generalmente terapia e non determina complicanze extrapancreatiche). Lo studio  presentato dal Dott. D’Annunzio ha coinvolto 100 soggetti italiani senza vincoli di parentela (provenienti dalle seguenti regioni: Lombardia, Friuli, Piemonte, Liguria, Toscana).

Nei 36 pazienti inclusi nel primo gruppo (che rispondevano a tutti i seguenti criteri principali: soggetti con età inferiore a 25 anni, non obesi, anamnesi negativa per assunzione di farmaci, negatività degli autoanticorpi pancreatici, riscontro di disglicemia occasionale a digiuno, anamnesi familiare positiva per disglicemia indagando a ritroso di 2-3 generazioni) sono state riscontrate, in 32 casi, mutazioni del gene GCK (prevalenza 88,9%, nettamente superiore a quella descritta nella popolazione italiana). Nei 64 pazienti inclusi nel secondo gruppo (che rispondevano a criteri meno rigidi, ovvero: presenza di disglicemia o intolleranza glucidica a digiuno senza almeno uno dei criteri principali descritti precedentemente) in 21 casi sono state riscontrate mutazioni del gene GCK. In totale sono state riscontrate 23 mutazioni ex novo, che hanno arricchito il già ampio spettro (più di 600!) di mutazioni note di GCK, e non si è osservata alcuna correlazione genotipo-fenotipo.

Tale risultato comporta una maggiore accuratezza del dato epidemiologico, che sappiamo essere discordante nei vari Paesi, e soprattutto permette di meglio trattare i pazienti affetti, senza inopportune terapie farmacologiche oppure instaurando il corretto trattamento (es HNF1alfa/MODY3 sensibile alle sulfaniluree). Inoltre è possibile fornire un consiglio genetico per prevenire eventuali forme omozigoti con fenotipo clinico assai più problematico. F.O.