Interventi sul comportamento: quali prove a supporto?

La tendenza oggi nell'ambito delle cure primarie e della gestione dell'obesità infantile è quella di integrare l'approccio clinico con la terapia comportamentale rivolta sia al bambino che all’intero nucleo familiare (mediante visite, newsletter, sedute di counselling familiare), il cambiamento delle abitudini alimentari, e la pratica di attività fisica regolare. L'efficacia di questi interventi è peraltro difficilmente quantificabile. 

Risposte a questo proposito sono state avanzate dalla prof.ssa Hollie Raynor (University of Tennessee, Stati Uniti) sulla base di una rassegna di evidenze. Da un lato ci sono i programmi di intervento contraddistinti da un approccio “multicomponent, behavioral family-based”, caratterizzato da un frequente contatto con i pazienti e le loro famiglie; questa metodologia è risultata efficace nel ridurre l’eccesso ponderale dei bambini trattati, ma appare di difficile attuazione nell’attività clinica quotidiana. Dall’altra parte i programmi “low-intesity”, di più facile realizzazione, potrebbero consentire di raggiungere, nell’ambito del primary care, l’efficacia massima in termini di riduzione di BMI z-score (Looney SM, Raynor HA, Clin Pediatr (Phia) 2014, 53:1367-74).