Numero 5/2015

A cura di

Brunella Iovane (Parma) e Giulio Maltoni (Bologna)

 

- Davis AK, DuBose SN, Haller MJ, et al. Prevalence of detectable C-Peptide according to age at diagnosis and duration of type 1 diabetes. Diabetes Care 2015 Mar;38(3):476-81.

Nel DMT1  La distruzione delle cellule beta è legata e  strettamente dipendente dalla deficienza assoluta dell’insulina. Per tale motivo la misura del C-Peptide risulta uno dei migliori  metodi di quantificazione della secrezione endogena delle beta cellule.

Lo studio in esame  ha come scopo quello di dimostrare la frequenza della secrezione insulinica residua in una corte di individui considerando come variabili : l’ età di diagnosi e durata della patologia .

Le caratteristiche dei partecipanti sono di seguito riportate: 919 soggetti di entrambi i generi con un età media di diagnosi di 14 anni e con una storia di durata in media  della malattia di 13 anni.

La secrezione di insulina residua è stata determinata tramite  due metodi

- la misurazione random della concentrazione del C-peptide nel siero (>0.2nmol/l)

- la misurazione  della concentrazione del C-peptide dopo  stimolazione, nei pazienti con valori di c-peptide appena dosabili o non dosabili (>0.017nmol/l).

I risultati sono che la concentrazione  del C-peptide residuo si riduce con l’età di insorgenza della diagnosi e con la durata della malattia. Nei soggetti adulti quindi i valori di C-peptide risultano maggiori all'esordio. I soggetti con Più bassi livelli di C-peptide sono gli stessi che hanno avuto diagnosi di DMT1 prima dei 18 anni.

Limiti dello studio: la popolazione presa in esame comprende quella pediatrica e adulta insieme; si tratta di soggetti caucasici e non-ispanici; non ci sono considerazioni sull’eventuale associazione tra i segni di scompenso clinico (DKA, ipoglicemie..) e i valori de C-peptide dosabile.

- Song SH. Complication characteristics between young-onset type 2 versus type 1 diabetes in a UK population. BMJ Open Diabetes Res Care. 2015 Feb 17;3(1):e000044.

In questo studio inglese è stato analizzato un campione di pazienti affetti da DMT1 E  DMT2 con età di insorgenza sotto i 40 aa. Per ogni paziente appartenente ai due gruppi in esame, sono stati analizzati valori di  emoglobina glicosilata, profilo lipidico, funzione renale, valori  pressori e caratteristiche cliniche (BMI). Sono stati inoltre posti in esame tutti i dati riguardo le complicanze a lungo termine legate alla  malattia. Il principale obiettivo dello studio è quello di mettere a  confronto i due gruppi di pazienti, e in particolare confrontare i  fattori di rischio imputati allo sviluppo delle complicanze (obesità - complicanze cardiovascolari - ipertensione arteriosa - incidenza di stroke ischemico – IMA – retinopatia - vasculopatie periferiche). In conclusione, tutti i risultati mostrano un aggressivo comportamento del DMT2 nella  popolazione giovane che né affetta. Maggiori risultano , infatti, le  complicanze legate all’eccesso ponderale dei diabetici di tipo 2, tra  quali le complicanze cardiovascolari (ipertensione arteriosa,  aterosclerosi ,IMA) e la neuropatia periferica. Mentre la retinopatia è  risultata essere simile come complicanza in entrambi i gruppi.  Le  complicanze inevitabilmente aumentano il rischio di morte precoce; il  tasso di mortalità infatti risulta maggiore nei soggetti con DMT2  rispetto al gruppo dei pazienti  affetti da DMT1. Uno dei motivi  dipende proprio dalla maggiore cura “glicemica” a cui vengono  sottoposti i giovani soggetti con diagnosi di DMT1 soprattutto nei  primi 5 anni di malattia. Mentre, la durata della fase di silenzio  clinico e sintomatologico dei soggetti con DMT2  costituisce un fattore  di rischio importante per l’esordio a distanza di anni di complicanze  anche gravi.

- Rohrer TR, Wolf J, Liptay S, et al. Microvascular Complications in Childhood-Onset Type 1 Diabetes and Celiac Disease: A Multicenter Longitudinal Analysis of 56,514 Patients From the German-Austrian DPV Database. Diabetes Care. 2015 May;38(5):801-7.

Recenti studi hanno trattato l’argomento dell’associazione tra diabete tipo  1 e malattia celiaca e sviluppo delle complicanze microvascolari. La causa sembrerebbe risiedere nell’alterazioni dell’assetto lipidico dovute alla condizione di malassorbimento.  I dati riportati in letteratura sono contrastanti e gli studi che hanno preso in considerazione la fascia di età dei bambini e degli adolescenti sono scarsi.  Questo studio ha il merito di aver analizzato una casistica molto ampia (presa dal registro Austro-tedesco) e di aver potuto documentare un ruolo di fattore di rischio indipendente della celiachia sullo sviluppo delle principali complicanze a lungo termine del diabete. I punti di debolezza sono rappresentati dal fatto di non avere analizzato le possibili cause (l’assetto lipidico dei pazienti è solo velocemente accennato, non ci sono dati sulla dieta aglutinata) e di aver considerato nello stesso gruppo i pazienti con diagnosi di celiaca sospetta (seppur con forte sospetto) con quelli confermati dalla biopsia intestinale.

- Giabicani E, Lemaire P, Brauner R. Models for predicting the adult height and age at first menstruation of girls with idiopathic central precocious puberty. PLoS One. 2015 Apr 2;10(3):e0120588.

Lo studio riguarda un tema interessante e di pratica utilità, cioè quello della prognosi staturale nei casi di pubertà precoce. Gli autori hanno studiato 134 bambine con pubertà precoce : 78 sono state trattate con terapia frenante e 56 senza trattamento seguite in follow up. I dati riguardanti l’altezza definitiva e l’età del menarca non differiscono significativamente nei due gruppi e la prima conclusione dell’articolo riguarda proprio la sicurezza ed efficacia del trattamento con GnRH analogo.

Per calcolare la formula è necessario conoscere la deviazione standard dell’altezza alla prima valutazione, dell’altezza target e il rapporto del picco di FSH e LH.

Sebbene le formule matematiche proposte possano risultare essere complesse, possono essere comunque d’aiuto nel rispondere ad un problema a cui il curante deve far fronte e che preoccupa la famiglia dei pazienti.